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Natura trentina

Nella terra del Teroldego

Un colore rosso rubino brillante (con riflessi violacei, poi aranciati con la maturazione), un profumo fruttato con sentore di lampone e banana, un sapore secco, aromi pregiati che l’invecchiamento (anche fino a dieci anni di cantina) valorizza: il Teroldego Rotaliano è stato il primo vino del Trentino a ottenere nel 1971 la Denominazione di Origine Controllata. Un’intera zona della regione è infatti votata da secoli alla coltivazione del vitigno omonimo autoctono le cui uve lo compongono per il 100%. Si tratta dei terreni della Piana Rotaliana, tra Trento e Bolzano, che si caratterizzano per la ricchezza di minerali derivante dalla sedimentazione dei detriti da parte dei fiumi Noce ed Avisio. Anche il sole fa la sua parte, illuminando le colline e creando le condizione climatiche ideali per la crescita delle viti.

Andare alla scoperta del Teroldego e degustarlo proprio dove viene prodotto è anche l’occasione per visitare un luogo ricco di storia e di cultura. C’è Mezzocorona con i suoi castelli medievali e Mezzolombardo con i vicoli pittoreschi del vecchio insediamento di Piaz; c’è San Michele all’Adige dove si trova la chiesa di S. Michele Arcangelo, tra i più importanti esempi di arte barocca del Trentino, il Museo degli Usi e dei Costumi della Gente Trentina e, ancora, la Fondazione Edmund Mach, centro di ricerca, formazione e divulgazione della viticultura. Il borgo di Faedo lo riconoscerete dalle due chiese (e due campanili) all’entrata del paese e dai bei boschi che lo circondano, mentre stradine strette e case colorate contraddistinguono Lavis. Qui si trova il caratteristico Giardino dei Ciucioi, risalente all’Ottocento e di stile romantico, disposto su terrazze a rampa elicoidale. I siti archeologici di Drei Canè e di Giontech ci riportano indietro di millenni; sono risalenti infatti al periodo romano, così come la Via Claudia che portava dalle pianure del Po al Danubio e che oggi è percorribile per 700 km, molti dei quali in bicicletta tra i vigneti.

Tornando alla cultura enogastromonica del territorio, c’è da dire che la Piana Rotaliana vanta anche altri prodotti tipici, dall’asparago bianco di Zambana (tra i prodotti dell’Arca del Gusto di Slow Food) alle mele (in particolare la Red Delicious) passando per la grappa. E se passate da queste parti non dimenticate di farvi raccontare la leggenda del basilisco, una delle più antiche del Trentino, che narra di un mostro simile a un serpente con le ali che per lungo tempo terrorizzò gli abitanti della piana uccidendo i contadini e incendiando case e campi. Solo il conte Ugo Firmian riuscì con l’astuzia a farlo cadere in trappola e ad ucciderlo, ma poi…

http://www.pianarotaliana.it

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