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Natura trentina

Tre castelli da non perdere e perché

Di castelli il Trentino ne conserva in gran numero. Ci sono quelli praticamente intatti e quelli ridotti a pochi ruderi (non meno affascinanti), ci sono quelli sempre visitabili e quelli in cui bisogna affrettarsi prima che arrivi l’inverno, alcuni sono privati, altri invece ospitano anche mostre ed eventi, alcune fortezze sono un tutt’uno con la roccia e dominano dall’alto il paesaggio montano, altri si specchiano come eleganti palazzi sui bacini d’acqua. Disseminati in tutto il territorio, parlano di passato, di potenza, di difesa, di ingegno. Eccone tre da non perdere.

Il castello di Thun
In Val di Non, è aperto dal 2010 e la famiglia Thun, una delle più importanti e prestigiose casate del Trentino, abitò qui fino al 1992. Il castello risale al XIII secolo ed è uno dei migliori esempi di architettura castellana trentina: in stile gotico, conserva ancora le torri di vedetta, i baluardi, i bastioni lunati, il fossato e il cammino di ronda. Tra le sale più interessanti, la Stanza del Vescovo (con ancora il letto a baldacchino), la Stanza del Camino (rinascimentale), la Stanza dei Morti con il muro annerito dal fumo delle candele di veglia. Perché visitarlo: il castello è arricchito dagli arredi originali (dal mobilio ai ritratti alle pareti all’argenteria e le porcellane) e vanta una biblioteca con migliaia di volumi oltre che una pinacoteca che raccoglie opere d’arte. La fortezza fa parte del circuito del Museo dei Castelli del Buonconsiglio che comprende anche il castello del Buonconsiglio (il più vasto complesso monumentale della Regione), quello di Beseno, di Stenico e di Caldes e che organizza numerosi mostre e attività.

 

Il castello di Avio
Dallo sperone di roccia su cui è costruito, domina la Vallagarina: il castello di Avio di Sabbionara prende il nome dalla frazione in cui si trova ed è un bene protetto dal Fai (Fondo Ambiente Italiano). Visitandolo scoprirete cos’è la “picadora”, la torre sulla cui terrazza venivano impiccati i condannati oppure la “muda”, una piccola prigione al pianoterra ricavata in epoca veneziana, passerete dalla Stanza delle Guardie al Mastio fino ad accedere al Palazzo Baronale. Perché visitarlo: il castello ha accolto nei secoli ospite illustri del rango di Carlo V e Massimiliano d’Asburgo e in epoca longobarda i novelli sposi Autari e Teodolinda. Se siete degli inguaribili romantici verrete rapiti dal ciclo di affreschi della cosiddetta Camera di Amore che raffigura Amore bendato con arco e frecce, una dama con un cagnolino in braccio, simbolo di fedeltà, e un cavaliere colpito al cuore da una lancia. 

 

Castel Toblino
Tra i più noti del Trentino, sorge al centro di una penisola (che in realtà una volta era un’isola perché il livello dell’acqua era più alto) che si estende nel lago di Toblino. Ed è proprio la particolare posizione a regalare alla rocca un fascino unico. È una residenza cinquecentesca che passò dall’avere una funzione magico-religiosa (si dice fosse abitato da fate a cui era dedicato un piccolo tempio) a una strategico-militare che vide affrontarsi in questo luogo i signori dell’epoca. Perché visitarlo: oltre all’incredibile paesaggio in cui si inserisce, se i castelli vi affascinano per le leggende e i misteri (anche un po’ truci) che spesso li avvolgono eccovi accontentati. Si racconta qui che il vescovo Carlo Emanuele Madruzzo fece avvelenare la nipote e il fratello e che avesse avuto dei figli da un’amante, Claudia. Una sera la donna stava attraversando il lago e la sua barca si rovesciò facendola annegare. Molti lo interpretarono come il castigo di Dio al vescovo. Sta di fatto che lo spirito di Claudia aleggia ancora sulle acque di Toblino…

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Credits: Daniele Lira – archivio visitrovereto.it

Credits per la foto in copertina: Silvia Papesso – Archivio FAI

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